Riceviamo questa lettera da Suor Giovanna Calabria, missionaria comboniana, che ci invia gli auguri di Natale e ci aggiorna sulla difficile situazione dei ragazzi a Gulu, Uganda.
Carissimi,
le celebrazioni natalizie sono una importante ricorrenza per ravvivare i contatti, l’amicizia, scambiare notizie, ricordare chi ci ha lasciato e dire nonostante tutto GRAZIE AL SIGNORE per averci custodito, guidato, accolto sempre così come siamo, accostando i Suoi Passi Sicuri sui nostri deboli e traballanti.
Quante volte in questi 2 anni di lockdown a singhiozzo mi sono domandata: “Perché? Cosa sta succedendo?”. Spesso al primo segno di raffreddore, malessere, mi sono affrettata a mettere in ordine le mie carte, assicurarmi di aver risposto alle mails, che i conti fossero corretti, nel caso avessi dovuto soccombere al COVID.
Il Signore aveva invece in serbo un altro ministero da iniziare, mi ha preso di sorpresa. Ho cercato di dilazionare e convincermi che non avevo il dono d’essere accanto ai giovani, non avevo esperienza, il mio campo di lavoro è stato per tutta la mia vita missionaria: bambini e donne vulnerabili. Ed eccomi ora coinvolta da tempo in questo progetto “Ragazzi/Ragazze di strada”.
La crescente insicurezza all’imbrunire con ruberie, pestaggi, violazione di domicilio, ecc., ci ha spinti come Comboni Samaritans ad incontrare le autorità locali ed apprenderne la gravità; secondo il loro sondaggio, oltre 2000 tra ragazzi/ragazze sono coinvolti in questa attività, in buona parte dovuta al lockdown: povertà, mancanza di beni essenziali come cibo, difficoltà a trovare qualche risorsa finanziaria, oltre alla non presenza di guide adulte responsabili (genitori deceduti o separati o irresponsabili). Ascoltiamo la testimonianza di due di loro:
Opiyo Michael: 25 anni, è il terzo di 6 fratelli, orfano di ambedue i genitori. Ha completato la Scuola Primaria P.7, al decesso dei genitori ha dovuto lasciare la scuola finchè, invitato da altri giovani di strada, si è unito a loro. Ha imparato a rubare qualsiasi cosa che poteva poi rivendere, come i telefonini, per comperarsi da mangiare. Dice di non avere avuto altra scelta, non aveva un’altra opzione. Più volte è stato preso dalla Polizia, battuto e messo in prigione, rilasciato riprendeva a rubare. Ha incontrato un volontario del Comboni Samaritans che gli ha suggerito di venire al nostro Centro. Michael vuole iniziare una vita nuova, imparare un mestiere e rendersi autosufficiente. Speriamo di potergli dare questa possibilità.
Atim Margaret: 17 anni, primogenita di 3 figli. Il papà è deceduto nel 2019, la mamma l’affidò alla zia che viveva a Gulu città. Aveva completato la P.7. Sfortunatamente il marito della zia, al suo arrivo in famiglia, non solo non l’ha accolta, ma le ha anche detto di pensare al suo mantenimento, lui provvedeva al cibo solo per i suoi figli. In realtà l’uomo non aiutava finanziariamente nemmeno la zia (sua moglie) che andava negli hotels a lavare i vestiti dei clienti. La vita era veramente difficile e spesso non c’era cibo sufficiente. Margaret si unì alle altre ragazze che alla sera andavano a prostituirsi in città, il guadagno serviva a mantenersi e ad aiutare la zia, questa era ormai la sua vita. Nel maggio di quest’anno venne in contatto con il nostro staff che la invitò al Comboni Samaritans ed ora anche lei spende la sua giornata al Centro. Nonostante sia più serena, la vedo spesso triste. Pochi giorni fa la mamma è venuta da Kitgum, l’abbiamo incontrata, ha deciso di stabilirsi a Gulu assieme agli altri due figli e riprendere con sé Margaret. Speriamo che questo si avveri quanto prima. Margaret vuole fare un corso di taglio e cucito per poi costruire un futuro migliore. Glielo auguriamo di cuore.
Altre problematiche si sono poi affacciate al nostro Centro dovute alla chiusura delle scuole per lungo tempo, ragazze adolescenti in attesa di un bambino, usate, talvolta violentate e poi lasciate a loro stesse, il padre del bimbo quasi sempre rifiuta ogni responsabilità, alcuni di loro sono a loro volta adolescenti. Vi faccio conoscere la storia di una di loro:
Aciro Proscovia è una ragazzina di 14 anni. I suoi genitori sono separati e la madre si è risposata lasciando le due figlie con la nonna e gli zii. Le due ragazze dormivano insieme in una capanna e uno degli zii, noto ubriacone, abusava di Proscovia durante la notte. La ragazza ha provato a condividere con la nonna la quale non le ha creduto e l’ha addirittura rimproverata. Dopo qualche mese, la gravidanza di Proscovia è diventata evidente. Il caso è stato riportato alla polizia ma lo zio è scappato facendo perdere le sue tracce. La ragazza ha complicazioni e i medici potrebbero dover ricorrere al cesareo senza contare che il bambino sta per nascere e non ci sono risorse necessarie né per le cure né per cibo e corredino. E come lei ce ne sono altre. Vediamo se e come poter dar loro una mano.
Le conseguenze del COVID qui non è stato il numero dei decessi come da voi in Europa, ma la mancata progettazione di interventi educativi per la gioventù, di aiuti concreti anche per la famiglia nell’affrontare con dignità la mancanza di sussidi primari come cibo, accesso alla sanità, incapacità di pagare l’affitto del domicilio per quelli che vivono in città e dintorni. Non restava che usare ogni mezzo, buono o meno, per sopravvivere.
Vi chiederete come abbiamo risposto a queste pressanti sollecitazioni ad intervenire. Innanzitutto con l’accoglienza, l’ascolto, il non giudizio, la condivisione con quanto ci era possibile dare e con l’invito a pregare e a chiedere forza e speranza a Colui che mai abbandona. Le parole di San Paolo ci parlano della carità, dell’amore, quello vero, non di parole ma concreto, che inizia dal rispetto della persona e nel cercare il suo vero bene, questo spesso richiede il coraggio della verità per aiutare ad un cambiamento, ad una vita nuova illuminata e sostenuta dalla LUCE che emana dal Bimbo Gesù. Devo solo dire GRAZIE perché l’incontro con questi giovani mi arricchisce, mi sprona alla paziente attesa che sta dando risultati positivi, diversi di loro sono già impegnati in corsi di apprendistato che speriamo aprano la strada ad un nuovo futuro.
La Parola di Dio ci insegna a leggere la storia con speranza e fiducia, le sfide che si presentano nel corso della vita ci spronano a coltivare fiducia e speranza in un mondo più buono e giusto al quale tutti noi dobbiamo collaborare attivamente. Ecco anche quest’anno il Signore viene, è alle porte, viene con un abbraccio di luce e di forza nuova, come dice Papa Francesco, ricco di tenerezza, di consolazione.
BUON NATALE, lasciamoci avvolgere dall’amore del Signore, così che anche noi possiamo trasmettere questo abbraccio a quelli vicini e a quelli lontani. Grazie a tutti per l’amicizia, l’aiuto spirituale e concreto, il Signore vi benedica e vi faccia crescere nell’amore verso di lui e verso gli altri TUTTI.
BUON NATALE A TUTTI. VI AUGURO UN SANTO NATALE, IL CALORE CHE EMANA DAL BIMBO GESÚ CI AVVOLGA, RISCALDI IL NOSTRO CUORE. CHE LA SUA FORZA VITALE CI INVADA E CI PREPARI AL NUOVO ANNO CHE SORGE. Con affetto, ancora AUGURI, AUGURI.
Suor Giovanna Calabria
Suora Missionaria Comboniana